giovedì 6 giugno 2013

Thats'all Folks!

Lo scopo che mi sono prefissata scrivendo questo blog era quello di ricreare il contesto sociale, storico e culturale in cui è nata la figura di Ingegnere Gestionale di cui ho trovato l'archetipo nella figura di Thomas Buddenbrok.
Il ruolo dell'ingegnere gestionale, inteso come tecnico dell'organizzazione scientifica e programmata  del lavoro, nasce concettualmente accanto alla figura dell'imprenditore in un contesto in cui la tecnica dell'artigiano (artesiano) lascia il posto a quella del tecnico (técnicos), per citare Jose Ortega Gasset, ossia durante quella che viene universalmente riconosciuta come: Prima Rivoluzione Industriale.
Si dice che essa abbia avuto origine in Inghilterra nei salotti da tè gregoriani. Infatti, prodotti quali il tè, lo zucchero, la porcellana e il cotone venivano considerati dei beni privilegiati da parte della società inglese, ma erano tutti materiali di importazione, il che li rendeva difficilmente accessibili. Per questo motivo, vennero intraprese tutta una serie di innovazioni di grande impatto sociale che permisero all'Inghilterra di emanciparsi da paesi quali la Cina, che detenevano il monopolio di queste materie, e di intraprendere un mercato concorrente.
In questo contesto nasce il prototipo del moderno sistema industriale, che vede una sua prima formulazione nella protoindustria, e che, nel corso del tempo, sposterà sempre più l'attenzione da una cultura prettamente materiale a una interessata all'organizzazione razionale del lavoro (cosa che avverrà in particolar modo durante la Seconda Rivoluzione Industriale).
Le idee che più caratterizzarono quest'ultima fase della rivoluzione industriale furono: la divisione e specializzazione del lavoro, i concetti di diversificazione e differenziazione e il nuovo modo di concepire il tempo.
Spesso si sente dire come con la rivoluzione industriale il mondo sembrasse più piccolo. Ciò è dovuto al fatto che anche il settore dei trasporti subì notevoli cambiamenti che vennero riconosciuti come vera e propria Rivoluzione dei Trasporti.
Oltre all'aspetto più marcatamente storico, infine, è interessante andare ad osservare come il concetto di Ingegnere Gestionale, e in senso più largo di manager, sia entrato nella cultura della società. A questo proposito ho realizzato una rubrica dal titolo se fosse... nella quale ho creato dei collegamenti tra il tema da me scelto e il mondo della pittura, della fumettistica, della musica e non solo.






Protonindustria

Con protoindustria, termine che nasce nella seconda metà del Settecento, si intende una forma di organizzazione del lavoro che anticipa la struttura complessa del futuro sistema industriale.
In essa, i processi industriali iniziano ad essere gestisti da un lavoro corale in quanto il costo elevato della produzione impedisce al singolo artigiano di finanziare e realizzare l'intera attività. 
Un'esempio di protoindustria viene fornito dagli arsenali ossia degli "insediamenti adibiti alla costruzione, alla riparazione, all'immagazzinamento e alla fornitura di armi e munizioni" (http://it.wikipedia.org/wiki/Arsenale 06 Giugno 2013)

Arsenale di Venezia.
E' proprio in questo contesto che nasce la figura dell'imprenditore, ossia colui che investe in sistemi produttivi (macchine e strutture), affiancato dalla figura del tecnico, ossia colui che nella pratica coordina il lavoro. Interessante, inoltre, è notare come nel corso degli anni quest'attività si sia spostata sempre più da una sfera pubblica,  quale era ad esempio il mondo degli arsenali in cui il ruolo di imprenditore era rivestito dallo Stato, a una sfera privata, come avverrà in primo luogo nel mondo del tessile con l'industria del cotone e della seta.




mercoledì 5 giugno 2013

Thomas Buddenbrook: l'archetipo di ingegnere gestionale

Henry Mintzberg, studioso delle scienze gestionali, teorizza le principali funzioni del manager (-ingegnere gestionale) sottolineando come esse coprano tre sfere specifiche:

1.      Ruoli interpersonali
2.      Ruoli informativi
3.      Ruoli decisionali

Henry Mintzberg, accademico canadese.
Sulla base di questa classifica, Thomas Buddenbrook, che vede nella figura di Thomas Johann Heinrich il suo corrispondente realmente esistito, divenuto titolare della ditta di famiglia alla morte del padre, può essere assimilato all’antenato dell’ingegnere gestionale. Infatti, Thomas Mann dissemina nel romanzo descrizioni che sembrano ripercorrere passo dopo passo le teorie di Mintzberg. Vediamo come (tutte le citazioni sono tratte da I Buddenbrook, di Thomas Mann).

Ruoli interpersonali di:

•  figura rappresentativa dell'azienda o unità organizzativa con compiti simbolici e cerimoniali:

“amava impegnare la propria persona nella lotta quotidiana per il successo ”.

“sapeva di dovere parecchi buoni affari al suo aspetto elegante e sicuro, alla sua cortesia suadente, alla sua conversazione abile e spigliata”.

• leader dell'azienda o unità organizzativa, guidando e motivando i subordinati, talvolta anche reclutandoli e formandoli:
Ciò si vede chiaramente nel momento in cui Thomas istruisce il fratello Christian, appena diventato suo collaboratore, circa gli affari della ditta di famiglia.

“ti farai rispettare più mettendoti alla pari con loro e compiendo scrupolosamente il tuo dovere, che facendo uso dei tuoi privilegi e abusando della tua libertà. Dunque osservare l’orario d’ufficio e salvare sempre le apparenze”.

“un commerciante non deve essere un burocrate”.

Lezione che lo suitiers Christian, continuamente pervaso da una sensibilità incontrollabile, non imparerà mai. Come narra Thomas Mann, infatti, egli arriverà addirittura a disprezzare il mestiere mercantile che rese celebre e illustre la sua famiglia identificando i commercianti come truffatori incollerendo Thomas il quale replicò allontanandolo dalla ditta.

•  collegamento, creando e mantenendo una rete di relazioni anche al di fuori della linea gerarchica: basti pensare agli innumerevoli matrimoni d'interesse che si sono svolti all'interno della famiglia
Buddenbrook, il cui emblema è incarnato dalla figura di Tony Buddenbrook. 

Ruoli informativi di:

•  collettore di informazioni rilevanti, che cerca e raccoglie all'interno e all'esterno dell'azienda;
•  diffusore di informazioni, che trasferisce ai subordinati all'interno dell'azienda o unità organizzativa;
•  portavoce dell'azienda o unità organizzativa, fornendo informazioni all'esterno.

Ruoli decisionali di:

• "imprenditore", individuando le opportunità di miglioramento e promuovendo i conseguenti   cambiamenti;
•  gestore di problemi, responsabile delle azioni correttive per fronteggiarli;
•  allocatore di risorse, che assegna alle varie attività all'interno dell'azienda o unità organizzativa;
• negoziatore, partecipando per l'azienda o unità organizzativa a negoziazioni con altre unità organizzative o soggetti esterni. 

“gli affari che più gli piacevano eran quelli che concludeva occasionalmente quando, per esempio, (…) entrava in un mulino, chiacchierava col proprietario (…) e stringeva con lui un buon contratto…”

(molte delle informazioni da me utilizzate per scrivere questo post si possono trovare a questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Direzione_aziendale)


Servizio postale

"Dopo il '48 e al principio di questo decennio, che cosa non ha fatto mio padre per la riforma del servizio postale! Si ricorda, Wenzel, quando propose il consiglio di collegare le diligenze di Amburgo con la posta? E nel '50 quando con le sue continue insistenze spinse il Senato, che allora era scandalosamente lento, ad aderire all'Unione Postale austro-tedesca? Se adesso per le lettere c'è una tariffa abbastanza bassa, e se abbiamo le spedizioni sotto fascia, i francobolli, le cassette postali e le comunicazioni telegrafiche con Berlino e con Travemunde, lui non è l'ultimo a cui si deve tutto ciò; (...)"

I Buddenbrook, Thomas Mann.


Un'altra necessità che si sviluppò accanto al miglioramento dei trasporti fu l'intensificazione della rete di comunicazioni tra i vari stati. A questo scopo avvenne una vera e propria rivoluzione del servizio postale il quale venne intensificato e reso più efficiente.

Per approfondimenti inerenti alla storia del servizio postale vi consiglio di visitare il seguente blog:








La locomotiva a vapore

"La nostra politica ferroviaria mi interessa, è una tradizione di famiglia perché già mio padre nel '51 era nella direzione della Ferrovia di Buchen (...)"

I Buddenbrook, Thomas Mann.


Sin dagli esordi della rivoluzione industriale si manifestò la necessità di trasportare i beni prodotti e i lavoratori nei luoghi dei mercati con maggiore efficienza. Di conseguenza, si sviluppò l'idea di ideare delle macchine adibite al trasporto di merci e persone che andassero a sostituire la forza animale.
Ciò che permise questa rivoluzione nell'ambito dei trasporti fu l'invenzione della macchina a vapore.
Nel 1698 Thomas Savery (1655-1715) realizzò un primo prototipo di macchina a vapore impiegata nelle miniere al fine di drenare via l'acqua e rendere più facile l'estrazione, ma sarà Thomas Newcomen (1664-1729) nel 1702 a renderla di uso pratico.


Essa verrà ulteriormente perfezionata da Matthew Boulton (1728-1809) e James Watt (1736-1819) ed è grazie ai loro accorgimenti, che le permisero di porre in rotazione una puleggia e quindi non più solo di azionare una pompa a stantuffo, che la macchina a vapore fece la sua prima comparsa nel mondo dell'industria. In particolar modo venne impiegata per la prima volta nelle officine di John Wilkinson (1728-1808)



Richard Trevithick (1771-1833), un ingegnere inglese, decise di applicare i principi della macchina a vapore all'industria dei trasporti ed è così che ideò il primo modello di locomotiva a vapore, soprannominata puffing devil (diavolo sbuffante) che fu in grado di correre su rotaie nel 1804.
Subito si intuì l'importanza che quest'invenzione avrebbe avuto nel campo dei trasporti al punto che  già nel 1829 la Società per la Strada Ferrata da Liverpool a Manchester organizzò una gara d'appalto mondiale per la ferrovia che avrebbe collegato le due città. A vincere furono George (1781-1848) e Robert Stephenson (1803-1859) con la Rocket.


La loro intuizione fu quella di inclinare i cilindri a 45° e di aumentare il rendimento delle caldaie sfruttando le nuove tecnologie allora sviluppate. Così facendo la loro invenzione si valse il nome di prima locomotiva a vapore della storia realmente funzionante.


File:Steam locomotive rocket.png
















sabato 1 giugno 2013

Cinema d'industria



Puntata di Superquark dedicata all'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa
(Centro Sperimentale di Cinematografia) di Ivrea.

La seconda rivoluzione industriale

Diversificazione e differenziazione

Alfred D. Chandler (1918-2007) fu un famoso professore di storia del business al cui successo contribuì la scrittura di The Visible Hand: The Managerial Revolution in American Business (1980).


Il titolo allude, in senso critico, alla teoria di Adam Smith della "Mano invisibile", sostenitore del libero mercato, secondo cui qualsiasi sistema economico perfettamente concorrenziale seguirebbe un'inclinazione naturale senza che nessuno intervenga direttamente per incrementarne l'utilità. Chandler, invece, notò che  durante la Seconda Rivoluzione Industriale ci fu la necessità di gestire un notevole flusso di capitali i quali richiedevano l'intervento di un numero sempre più elevato di manager e imprenditori che organizzassero e coordinassero la struttura amministrativa e l'economia d'impresa. Il successo del mercato moderno quindi  era dovuto a un'organizzazione razionale del lavoro sempre più innovativa.

Una delle idee base di questo nuovo modo di approcciarsi al mercato fu la diversificazione e differenziazione della produzione. Secondo questa politica aziendale, un'impresa, per aver garanzia di successo, non deve limitarsi a rispondere a una specifica richiesta del consumatore. Ad esempio una ditta di automobili dovrebbe incaricarsi anche della produzione di beni scollegati dal mercato dell'auto come ad esempio biciclette. Così facendo, nel momento in cui il mercato dell'automobile dovesse subire una crisi, la suddetta azienda non ne risentirebbe in quanto potrebbe puntare sull'altra branca della sua produzione.

Un esempio reale di questa politica si trova a Ivrea con l'Olivetti, una società che opera nel settore dell'informatica, fondata nel 1908 da Camillo Olivetti (1868-1943) e famosa per le sue macchine da scrivere e da calcolo.


Olivetti intuì l'importanza di una meccanizzazione dell'amministrazione e di conseguenza presentò la sua macchina da scrivere durante la Grande Esposizione Universale che si tenne a Torino nel 1911 che lo portò al successo. Egli però, capì anche l'importanza di una diversificazione della produzione, e di conseguenza la sua ditta fu allargata al fine di inglobare una sezione dedicata a macchine utensili.










giovedì 30 maggio 2013

Il tempo

In passato, il vero laboratorio della meccanica era l'astronomia (dal greco "legge delle stelle"). 
Con l'invenzione del pendolo, attribuita a Galileo Galilei (1564-1642) nel 1583, il tempo inizia ad essere scandito con regolarità e questo rivoluzionò completamente mondo tecnologico. Egli intuì il principio che stava alla base del moto del pendolo semplicemente osservando il movimento di un lampadario all'interno del duomo di Pisa. A realizzare praticamente le sue intuizioni fu Christian Huygens (1629-1695) il quale costruì il primo orologio a pendolo della storia. L'elemento base che lo caratterizzava era lo scappamento, ossia un ingranaggio costituito da una ruota dentata che trasformava il movimento oscillatorio in rotatorio e automaticamente permetteva la scansione del tempo.




Il tempo, non più inteso come tempo astronomico dettato dal Sole e dalle stelle, ma come tempo artificiale, fatto a macchina, ossia quello scandito dall'orologio, è il vero protagonista della rivoluzione industriale e la sirena ne è l'emblema. Infatti, un'organizzazione scientifica del lavoro prevedeva razionali e programmati turni di lavoro la cui durata era appunto gestita dall'orologio e applicata tramite la sirena che segnalava il cambio degli stessi.

Per avere ulteriori informazioni inerenti al tema del tempo vi consiglio di visitare il seguente blog:
http://tandt-historyoftechnology.blogspot.it/

lunedì 27 maggio 2013

Divisione e specializzazione del lavoro

Due dei principi fondanti della rivoluzione industriale sono la divisione e la specializzazione del lavoro che vedono come loro teorizzatore Adam Smith (1723-1790) in An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations (Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni) pubblicata nel 1776.


In quest'opera Smith spiega come la suddivisione del lavoro debba avvenire lungo due piani:
  1. Divisione orizzontale (detta anche Macroeconomica):
    il sistema economico si suddivide in diversi rami (settori o industrie) che producono beni, o gruppi di beni, diversi.
  2. Divisione verticale:
    il sistema economico si suddivide in diverse figure professionali e il lavoro si suddivide in distinti ruoli nella produzione (mansioni) che permette una meccanizzazione della produzione. 


Ciò comporta una velocizzazione e un incremento della produzione accompagnata parallelamente da una diminuzione dei costi del lavoro. Per avvalorare la sua tesi riporta un famoso esempio su una fabbrica di spilli:

« Io ho visto una piccola manifattura...dove erano impiegati soltanto dieci uomini e dove alcuni di loro, di conseguenza, compivano due o tre operazioni distinte. 
Ma, sebbene fossero molto poveri e perciò solo mediocremente dotati dei macchinari necessari, erano in grado, quando ci si mettevano, di fabbricare, fra tutti,...più di quarantottomila spilli al giorno.
Si può dunque considerare che ogni persona, facendo la decima parte di quarantottomila, fabbricasse quattromilaottocento spilli al giorno. 
Se invece avessero lavorato tutti in modo separato e indipendente e senza che alcuno di loro fosse stato previamente addestrato a questo compito particolare, non avrebbero certamente potuto fabbricare neanche venti spilli per ciascuno. »

Per quello che riguarda la suddivisione dei ruoli, di fondamentale importanza è quest'estratto:

« Con il progredire della società, la filosofia o speculazione, diviene, come ogni altra occupazione, l'unica o la principale attività professionale di una particolare categoria di cittadini e, come ogni altra occupazione, anch'essa si suddivide in un gran numero di rami diversi, ciascuno dei quali occupa una particolare categoria o un particolare gruppo di filosofi. E questa suddivisione delle occupazioni...accresce la perizia e fa risparmiare tempo.»

In questo senso è interessante notare come Menenio Agrippa, politico romano, sia stato un profeta delle teorie di Smith.    



Egli viene spesso ricordato per il suo apologo che placò un' insurrezione dei plebei (nota come Secessione sul Monte Sacro) in protesta contro i patrizi in quanto ritenevano ingiusta la suddivisione del lavoro che era stata loro imposta.

« Olim humani artus, cum ventrem otiosum cernerent, ab eo discordarunt, conspiraruntque ne manus ad os cibum ferrent, nec os acciperet datum, nec dentes conficerent. At dum ventrem domare volunt, ipsi quoque defecerunt, totumque corpus ad extremam tabem venit: inde apparuit ventris haud segne ministerium esse, eumque acceptos cibos per omnia membra disserere, et cum eo in gratiam redierunt. Sic senatus et populus quasi unum corpus discordia pereunt concordia valent. » 

(Ad Urbe Condita II di Tito Livio)

« Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute. »

Le teorie di Smith, per quanto vantaggiose da un punto di vista economico, hanno incontrato una forte opposizione da parte di pensatori della portata di Karl Marx (1818-1883). Nel Il Capitale Marx condanna i principi di Smith in quanto porterebbero a un' alienazione dell'operaio riducendolo  "spiritualmente e psichicamente alla condizione di macchina".



Vi consiglio di visitare i seguenti link da cui ho tratto diverse informazioni che ho impiegato in questo articolo:
(26 Maggio 2013)


domenica 26 maggio 2013

Impatto sociale

"... Non abbiamo più trentasettemila abitanti, ma cinquantamila e passa, come lei sa, e l'aspetto della città si va trasformando. Ci sono edifici nuovi, i sobborghi si estendono, adesso le strade son buone e possiamo anche restaurare i monumenti del nostro glorioso passato. Tutto questo però non è che esteriorità, in fondo. Le cose principali non si sono ancora state fatte (...)"  

I Buddenbrook, Thomas Mann.

Con l'avvento della rivoluzione industriale, il territorio inizia a mutare radicalmente a causa della costruzione di nuove infrastrutture quali ad esempio reti ferroviarie ed energetiche che si affiancano a città che diventano sempre più a "misura d'operaio".


Etruria: villaggio operaio fondato in Inghilterra da Josiah Wedgwood (1730-1795) detentore di un'industria di ceramica.
Anche a livello popolare inizia a sentirsi un grande interesse nei confronti del nascituro mondo industriale. Questo fermento viene testimoniato da Daniel Defoe (1660-1731) durante i suoi reportage compiuti in Inghilterra in cui evidenza le grandi trasformazioni che stavano avvenendo in quel secolo.



domenica 12 maggio 2013

La porcellana

La porcellana è un particolare tipo di ceramica (dal greco keramos, terra bruciata) molto pregiata riconosciuta come oro bianco che venne per la prima volta prodotta in Cina durante la dinastia Tang. 


Esempio di porcellana cinese. 
"La produzione di porcellana si fonda sull'uso del caolino. Gli antichi cinesi riuscivano a rendere questo materiale particolarmente plastico aggiungendo urina. L’impasto di caolino e urina subiva un processo di manipolazione attraverso l'uso di bufali che, calpestandolo, rendevano l’impasto plastico e resistente allo stesso tempo, tanto da poterla ridurre a spessori simili a quelli della carta senza romperla durante la lavorazione." (http://bioslab.unile.it/allegati/4-ceramici_v3.pdf 11 Maggio 2013)


Il primo a testimoniare in Occidente l'esistenza di questo bene di lusso fu Marco Polo. 

Nel Settecento divenne una dei primi beni di importazione in Inghilterra e il suo commercio fu incentivato dal fatto che la società inglese fosse una grande consumatrice di tè. Il tè era solitamente bevuto in tazze di terracotta, ma ciò provocava degli inconvenienti. Infatti questo materiale si crepava facilmente col calore sprigionato dal tè e quindi gli inglesi erano costretti e diluirlo con il latte in modo tale da ridurre questo effetto (usanza che hanno mantenuto tutt'oggi). La porcellana, invece, è un materiale tanto fragile quanto resistente, per questo era considerata un prodotto privilegiato per bere il tè, oltre che raffinato, e quindi fondamentale per la vita di società della comunità inglese.

William Cookworthy (1705-1780) fu un farmacista e divenne un innovatore nel campo della produzione di porcellana, amico di James Cook e Joseph Banks.


Egli scoprì come il segreto delle porcellane cinesi stesse nell'impiego del caolino, una roccia sedimentaria di cui era ricca la Cornovaglia. Nel 1760 fondò una fabbrica di porcellana a Plymouth  che divenne famosa in pochissimo tempo. 
Figure che rappresentano i quattro continenti.


Tazza con i simboli di Plymouth.


Interessante è notare come i principi base della rivoluzione industriale avessero toccato anche questo campo. Ad esempio inizialmente le porcellane erano dipinte a mano, ma successivamente si capì che per ampliare e accrescerne il mercato si bisognasse operare una standardizzazione del manufatto per rendere più sostenibile una produzione che iniziava a specializzarsi. Ecco che le varie porcellane iniziarono ad essere stampate, mantenendo la stessa raffinatezza di quelle dipinte a mano, con la differenza che i prezzi divennero più economici e la distribuzione più veloce.



sabato 11 maggio 2013

Dalle grandi scoperte all'economia globale

James Cook (1728-1779) fu un esploratore e cartografo britannico che intraprese dei viaggi che segnarono la fine dell'epoca delle grandi scoperte e l'inizio dell'era di un'economia globale




Nel 1766 la Royal Society lo incaricò di effettuare una spedizione al fine di trovare la terra australis (http://it.wikipedia.org/wiki/Terra_Australis 11 Maggio 2013), ossia un continente mitico ed estremamente fertile nel quale nessuno era ancora approdato, al fine di conquistare delle colonie da sfruttare .




Rotte dei suoi viaggi: il primo viaggio in rosso, il secondo in verde, il terzo in blu.

Nel 1768 Cook fu il secondo europeo a raggiungere la Nuova Zelanda da dove successivamente si spostò verso l'Australia (primo viaggio, in rosso). Una figura fondamentale che intraprese questo viaggio al suo fianco fu Sir Joseph Banks (1743-1820), il botanico di bordo.


Satira su Banks intitolata: The Botanic Macaroni .(https://en.wikipedia.org/wiki/Macaroni_(fashion) 11 Maggio 2013)

Il suo contributo fu fondamentale in quanto non solo catalogò numerosissime specie vegetali incorporate nell'opera che prende il nome di Florilegium, scritta a due mani con Daniel Solander, ma perchè intuì l'importanza economica di queste speci, tra cui il, e delle relative piantagioni. Infatti, egli capì l'importanza di poterle importare in patria e avviare una produzione inglese delle stesse applicando i principi che stavano segnando le basi concettuali della rivoluzione inglese: la produzione in serie e la distribuzione massiva.

A chi fosse interessato al tema delle "Esplorazioni" suggerisco di visitare il seguente blog:
http://explorationandtechnology.blogspot.it/

venerdì 10 maggio 2013

La prima rivoluzione industriale: una breve introduzione

La rivoluzione industriale è stata un fenomeno culturale, sociale e tecnologico non discontinuo nella storia, come affermò David S. Landes (Vittorio Marchis, Storia delle macchine Tre millenni di cultura tecnologica, Editori Laterza, cap. 3, pag. 139), sebbene si possa ufficialmente collocare un suo inizio sin dai primi del Settecento.



Charlie Chaplin
In primo luogo, è importante notare come, in questo secolo, i governi di diversi stati abbiano operato una politica di innovazione nella diffusione delle arti e soprattutto del sapere tecnico attraverso le Accademie delle Scienze tra cui compaiono: la Royal Society (Inghilterra, 1662) e l'Accadémie Royal (Francia, 1666).
Questo concorso di conoscenze diede l'input a numerosissime invenzioni e innovazioni nell'ambito dell'impiego dei materiali e dei mezzi di comunicazione a tal punto che si parlò parallelamente, oltre che di rivoluzione industriale di rivoluzione del ferro e dei trasporti.


Rocket di George e Robert Stephenson (1829)
   

Ironbridge002.JPG

Iron bridge di John Wilkinson (1779)
Inoltre, si inizia ad abbandonare sempre più la "filosofia del pressapoco" per coltivare il paradigma della precisione. Di conseguenza, il progresso tecnologico viene indirizzato al miglioramento delle macchine al fine di renderle più robuste e precise al punto tale da relegare il ruolo dell'uomo a loro "protesi". 

Analizzando il fenomeno da un secondo punto di vista, si può affermare come la rivoluzione industriale abbia avuto origine in Inghilterra nei salotti da tè gregoriani.
Nel 1657 il fa la sua prima comparsa in Inghilterra inseme allo zucchero, alla porcellana e al cotone, tutti materiali di importazione. Il largo consumo da parte della società inglese di questi beni spinse a una serie di innovazioni tecnologiche che le permisero di emanciparsi da paesi quali la Cina, che detenevano il monopolio di queste materie, e di intraprendere un mercato concorrente.

                           

Questo contesto favorì la nascita del sistema industriale che nel corso del suo sviluppo andrà sempre più a spostare la propria attenzione da una cultura prettamente materiale a una attenta all'organizzazione razionale del lavoro (Vittorio Marchis, Storia delle macchine Tre millenni di cultura tecnologica, Editori Laterza, cap. 3, pag. 140).







martedì 7 maggio 2013

Se fosse musica..

Prince Ananias
An Original Comic Opera

An Author-Manager Am I
(1894)

musica di Victor Herbert, libretto di Francis Neilson.

Per maggiori dettagli andare al seguente link:





lunedì 6 maggio 2013

Se fosse una cover..

Bestselling Comics (2007) - The Authority Vol. 2: Under New Management by Warren Ellis


Warren Ellis e Bryan Hitch, The Authority: under new management, in The Authority, vol. 2,
pubblicato da DC Comics sotto la sigla editoriale Wildstorm.
 
link utile:
 http://zbooks.blogspot.it/2010/06/authority-book-2-under-new-management.html
(7 Maggio 2013)


"The last Ellis arc makes you love The Engineer "

sabato 27 aprile 2013

L'imprenditore


L’imprenditore è colui che esercita un’attività economica, a scopo di lucro, con mezzi propri attraverso degli investimenti, ossia impiegando capitali per ricavare dell’utile.

Ecco come nel corso delle varie epoche della tecnica, secondo la suddivisione proposta da José Ortega Gasset in Meditacion de la técnica, gli imprenditori hanno cambiato il loro modo di investire.

Nel mondo dell’artigiano, ossia di “colui che sa fare le cose” il potere apparteneva a coloro che possedevano le materie prime (come grano, legno, ferro, etc…), di conseguenza gli imprenditori investivano sui prodotti grezzi.

Nel mondo del tecnico, ossia di “colui che sa far fare le cose”, figlio della rivoluzione industriale, la produzione si rinnovava con una velocità tale da rendere fallimentari gli investimenti sulle materie prime. Supponiamo che ad esempio una ditta di autoveicoli investa sul ferro per realizzare i suoi manufatti. Poco tempo dopo si scopre che impiegando una lega del ferro nella costruzione degli stessi si realizzino dei mezzi più aerodinamici, leggeri ed economici. Così facendo la ditta che ha investito in ferro va in perdita perché la materia prima di cui si era rifornita non è più utile alla produzione. Per questa ragione gli imprenditori di epoca industriale investivano in mezzi di produzione, in modo da poter reinventare i vari processi produttivi al passo col progresso tecnologico.

Nel mondo del sapere, epoca in cui stiamo entrando ai giorni nostri e che ci accompagnerà nel futuro, l’elemento fondamentale delle nuove tecnologie sarà la conoscenza. La tecnologia, quindi, non sarà più legata alla materia, ma all’informazione e il potere apparterrà a coloro che ne deterranno il monopolio. Per questa ragione, gli imprenditori moderni tenderanno sempre più a una dematerializzazione dei loro investimenti ad esempio impiegando i loro capitali in motori di ricerca. 

sabato 20 aprile 2013

Se fosse un quadro..


Se dovessi sintetizzare il mio tema in un quadro sceglierei con assoluta certezza Ritratto di Ambroise Vollard  di Pablo Picasso, una delle opere che più esemplificano il periodo del Cubismo, in particolare quello Analitico.
Come suggerisce G. Apollinaire gli autori cubisti si impegnano a:

“raggiungere proporzioni ideali, non accontentandosi più di quelle umane, perciò offrono opere più celebrali che sensuali, chiedendo allo spettatore di non soddisfare più il piacere degli occhi, ma un piacere intellettuale” generato da un allontanamento “dall’antica arte di illusioni ottiche e di proporzioni locali per esprimere le forme metafisiche”.

Con questo movimento, identificato da Kahnweiler come “nuova scrittura del reale”, Picasso si attiva a costruire un’arte intellettuale che non vuole dare all’osservatore informazioni elementari richiedendo, per essere compresa, più di uno sguardo istantaneo. Essa esigerà una sua partecipazione celebrale invitandolo a ricomporre l’idea di un determinato oggetto mediante qualche frammento-indizio proposto su tela.  


Ritratto di Ambroise Vollard (1909-19010)

Il dipinto rappresenta il ritratto del famoso gallerista Ambroise Vollard seduto ad una scrivania, con un libro aperto in mano. L’immagine dell'uomo emerge a fatica dal reticolo di piani e linee che si intrecciano su tela. I colori si rifanno alle tonalità del grigio e dell’ocra perdendo il loro classico valore descrittivo. La profondità spaziale viene suggerita tramite linee diagonali che convergono in un punto alle spalle del gallerista, mentre le linee curve suggeriscono il volume.

Quest’opera esemplifica appieno il tema da me scelto: Technology and Management, ossia la gestione industriale.
Lo scopo dell’industria è quello di produrre al meglio e con un ottimo rapporto qualità prezzo dei beni che avranno una distribuzione massiva. La trasformazione dal prodotto primario, e quindi grezzo, al prodotto finale, e quindi al manufatto che contiene un valore aggiunto, cela un immenso lavoro di coordinazione di tutte le varie fasi produttive.

Per riportare questo concetto in relazione al quadro che ho selezionato, le varie fasi produttive possono essere esemplificate dai diversi frammenti in cui l’opera è stata scomposta, mentre l’opera in sé con il manufatto finito pronto per la distribuzione. 

Con questa tela, Picasso realizza una frantumazione plastica delle immagini per incastrarle in modo composto entro una ferma architettura formale. L’autore, quindi, è il “collante” che da senso a ogni singolo frammento che se preso singolarmente non avrebbe alcun significato, ma che gioca un ruolo fondamentale nel complesso globale. Allo stesso modo il manager (ruolo che l’ingegnere gestionale sarà chiamato a rivestire) è colui che ha la responsabilità di definire gli obiettivi aziendali e le modalità di raggiungimento degli stessi coordinando e pianificando ogni singola fase necessaria per conseguire l’obiettivo prestabilito.

Per queste ragioni se il Management fosse un quadro sarebbe il Ritratto di Ambroise Vollard.

giovedì 18 aprile 2013

Sui trattati


I trattati sono dei libri tecnici che ebbero grande diffusione in epoca cinquecentesca composti al fine di operare una sistematizzazione del sapere inerente una specifica disciplina. Per quello che riguarda l’ambiente tecnologico fra i più celebri compaiono:

  DE RE METALLICA (1556) di Giorgio Agricola

  

Trattato sull'arte mineraria.
·       
            DE LA PIROTECHNIA (1540) di Vannoccio Biringuccio


Trattato sistematico sulla metallurgia-siderurgia.
·        

      L’ARTE VETRARIA (1612) di Antonio Neri


trattato sui "segreti del vetro nel fuoco".

E’ interessante notare come fra i vari trattati che risalgono a quest’epoca fino circa alla seconda metà dell’Ottocento il mondo della “gestione degli affari” non fosse contemplato come possibile argomento di analisi. Infatti, era una  tematica ancora fortemente legata a una sfera artigianale e di conseguenza non si sentiva la necessità di promuoverla nella cultura di allora.

A metà dell’Ottocento il volto della città si modifica notevolmente: cambiano le esigenze della società, il mercato inizia ad allargarsi, le domande si moltiplicano e quindi si diffonde anche l’urgenza di realizzare i prodotti in serie. Ciò comporta una standardizzazione degli stessi e una specializzazione della produzione al fine di renderla più sostenibile, produzione della quale si occuperà non più un singolo, bensì un concorso di persone.
La necessità di mettere in fase più sistemi produttivi sarà proprio lo stimolo che spingerà i grandi imprenditori-innovatori di allora, che avrò modo di approfondire nel corso del blog, a formulare e diffondere le prime teorie, e quindi anche i primi trattati, sulla scienza manageriale al pubblico al fine di guadagnarne il consenso e creare nuove opportunità per l’azienda. 

mercoledì 10 aprile 2013

il pensiero manageriale dalla A alla Z

A come AZIENDA
B come BUSINESS
C come COORDINAMENTO
D come DIREZIONE
E come EFFICIENZA
F come FUTURO
G come GUIDA
H
I come INTRAPRENDENZA
L come LAVORO
M come METODOLOGIA
N come NOVITA'
O come ORGANIZZAZIONE
P come PIANIFICAZIONE
Q come QUALITA'
R come RINNOVAMENTO
S come STRATEGIA
T come TOP
U come UTILITA'
V come VENDITA
X, Y, Z TEORIE

martedì 2 aprile 2013

Dove tutto ebbe inizio


GESTIONE=

dal latino gestio (gero+-tio) -onis, deriva dal verbo gerĕre  che significa (oltre a portare in sé, comportarsi e trascorrere, dal vocabolario di latino IL-L. Castiglioni e S. Mariotti) prendersi carico di una cosa, ossia amministrare.


Dal significato di questo termine si può dedurre come l’ingegnere gestionale sia colui che si occupa dell’organizzazione scientifica e programmata del lavoro in ambito industriale.

La nascita di questo ruolo si può far risalire alla così detta epoca del Rationalism
In questo periodo, gli imprenditori iniziarono a non investire più in beni materiali quali possedimenti e terre, ma in macchine e forza lavoro. Così facendo permisero lo sviluppo della “stagione dei tecnici” (segnata dalla rivoluzione industriale), ossia degli specialisti del settore la cui consultazione era d’obbligo per l’avvio di qualsiasi tipo di manovra produttiva.

E proprio durante il passaggio dalla tecnica dell’artigiano (artesiano) a quella del tecnico (técnicos), per usare le parole di Jose Ortega Gasset, e quindi dall’epoca della produzione artigianale a quella aperta a un mercato industriale su scala internazionale, che iniziò a sentirsi la necessità di una figura che assumesse una posizione di coordinazione e amministrazione e che accompagnasse tutti i processi decisionali con logica e strategia di mercato.

Henry Ford e Frederik Winslow Taylor sono solo alcuni esempi di grandi imprenditori che riuscirono a trasformare l’arte della “gestione” in vera e propria scienza, con tanto di teorie e sperimentazioni.


Henry Ford: imprenditore statunitense e fondatore della Ford Motor Company.


Frederik Winslow Taylor: ingegnere e imprenditore statunitense, innovatore nell'ambito della ricerca sui metodi per il miglioramento dell'efficienza nella produzione. 

In questo contesto nasce, se pur ancora a livello concettuale, la figura dell’ingegnere gestionale che soltanto verso la fine dello scorso secolo diventerà una vera e propria disciplina di studio.